giovedì, luglio 06, 2006

n.8, Uovo n.29, Alva Noto e l'Arte Concettuale

Un po' di tempo fa' io e Biscottino siamo stati al M.A.D.R.E. (Museo d'arte contemporanea Donna Regina). Ricordo perfettamente che una delle opere che ci "colpi'" maggiormente e' stata "Uovo n.29" di tal Piero Manzoni. Ora prima di commentare personalmente il lavoro dell'artista vorrei mostrare un'immagine di cotale opera d'arte e lasciare brevemente a voi alcune riflessioni... ricordando che un famoso critico d'arte cosi' commentava su un articolo: "Da segnalare invece, per bellezza ed importanza storica, i quattro Achrome ed un Uovo n.29 sopravvissuto alla performance di Piero Manzoni del 1960 Consumazione dell’arte"

E adesso qualche spiegazione sull' "Opera", ma con la precisazione che, quando siamo andati a visitare la mostra, nesuno di noi due era a conoscenza del "concetto" sottostante, in quanto il sito web del museo era ancora in costruzione e pur essendo io patita d'arte non ero a conoscenza dell'artista. Parlo di concetto appunto perchè qui si parla di "Arte Concettuale". Gli artisti concettuali portano in primo piano il pensiero ed il concetto rispetto all’impatto visivo ed emotivo. La musica e le arti visive si sono contaminate a vicenda, ma la dimensione concettuale è diventata sempre più importante rispetto a quella estetica e percettiva. Uno dei principi fondamentali dell’arte concettuale è inoltre lo schierarsi contro le regole del mercato, del capitalismo dell’arte. Esso, infatti, rappresenta il mondo del consumo che muta le opere da arte in merce da vendere. L'arte, invece, secondo gli artisti concettuali, deve essere intesa come rappresentazione delle idee dell’uomo.

La riflessione di Piero Manzoni sull’inutilità del quadro culmina in operazioni volte a dissacrare il valore dell’opera d’arte e del fare artistico. Superato il mito dell’elaborazione tecnica, l’azione creativa si risolve in Manzoni nel puro gesto che, banale, sarcastico o irriverente, qualifica l’atto artistico. L’impronta dell’artista attribuisce così valore a una materia di per sé insignificante. Se l’opera d’arte non esiste più come oggetto mercificabile, l’artista si interroga su quali possano essere i significati e le modalità del suo “consumo” da parte del pubblico. Il 21 giugno 1960, nel corso della performance Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte, Piero Manzoni imprime l’impronta del suo pollice su alcune uova sode, offrendole al pubblico da mangiare. Lui stesso divora un uovo. Attraverso l’uovo–reliquia, consacrato dal contatto col corpo dell’artista, il pubblico partecipa dell’arte, entrando in comunione con la fisicità (magica, eroica) dell’artista. L’opera viene mangiata, lo spettatore la introduce nel proprio corpo come si introduce l’arte all’interno di un individuo che la contempli e ne aspetti gli effetti; anche Manzoni consuma l’uovo, si nutre quindi della sua opera e di se stesso. Dissacrato in tal modo il consumo dell’arte, Manzoni arriva a cancellare le innumerevoli vestigia dell’idolatria artistica e a demitizzare l’artefatto attraverso la produzione nel 1961 della Merda d’artista.

Il 12 agosto 1961 Piero Manzoni presenta per la prima volta in pubblico le scatolette di Merda d’artista ("contenuto netto gr.30, conservata al naturale, prodotta ed inscatolata nel maggio 1961"). Il prezzo fissato dall’artista per le 90 scatolette (rigorosamente numerate) corrispondeva al valore corrente dell’oro.
L’associazione tra analità e opera d’arte (e tra oro e feci) è poi un tema ricorrente della letteratura psicanalitica che Manzoni può avere recepito attraverso la lettura di Jung. La novità di Piero Manzoni è avere collegato queste suggestioni ad una riflessione sul ruolo dell’artista di fronte all’autoreferenzialità dell’opera d’arte.

Ora riportate le informazioni necessarie passiamo a qualche commento... L'arte si evolve cosi' come si evolve il mondo... sono d'accordissimo che non avrebbe piu' alcun senso dipingere Madonne (se non la versione idolo pop) e che bisogna assolutamente confrontarsi con la realta'. Mi vanno bene le provocazioni dell'artista, e forse fossi stata presente anche io nel 1960 avrei apprezzati il gesto e compreso il concetto. Ma che senso ha mattere un uovo un una teca ed esporlo in un museo d'arte? Mi sa che stiamo alquanto esagerando... in un museo si', e' sempre un OGGETTO testimonianza di un evento, ma signori miei non e' arte... E non sono io a dirlo, lo diceva anche il signor Artista... gli artisti concettuali lasciano l'aspetto visivo ed emotivo e si affidano a concetti... il concetto e' di persè un qualcosa che non puo' essere compreso se non espresso direttamente... un libro... una mostra dove si mangia... ma che senso ha poi un uovo in una teca? E anche se avessi saputo il concetto in precedenza, andare al museo e vedere dal vivo l'opera che sensezione mi avrebbe poi lasciato? Nessuna...

Quindi cari i miei artisti e critici contemporanei, esprimete tutto quello che volete, arricchite la nostra mediocrità e divertitevi a vedere poi qualche fesso (o direi un branco di fessi) mettere il vostro lavoro in una bacheca chiamarlo arte e far pagare un biglietto per vederlo. Perchè i fessi non siete voi, sono indubbiamente gli altri. In quanto a me preferisco la vecchia a cara "Sindrome di Stendhal", andare a vedere un museo in cui ci sono opere che sebbene conosco bene nei minimi dettagli, la loro visione mi riempie sempre di emozioni. E anche a te caro il mio Alva Noto, avrai pur sperimentato qualcosa di nuovo, ti sarai pur adattato ai tempi e avrai fatto soldi e convinto Sakamoto a suonare con te. Lo spettacolo mi sarà anche piaciuto, ma devo confessare che avrei preferito qualcosa di piu' classico e indubbiamente piu' artistico...

L'arte concettuale chiamiamola piuttosto espressione di concetti e lasciamo la parola arte a qualcos'altro, qualcosa che non sia di dominio di pochi eletti (fessi). Per concludere direi che come al solito Matt Groening ci da' la visione corretta dell'arte concettuale... per chi si fosse perso la puntata dei Simpson è la 9F21 chiamata "Il quartetto vocale di Homer"

Homer chiede dov'e' Barney, e Seymour gli risponde che Barney è con la sua nuova fidanzata, un' "Artista Concettuale Giapponese". Barney entra con lei, ed esprime la sua preoccupazione che la loro musica stia diventando stagnante. Poi gli fa ascoltare la sua demo con le nuove "direzioni" che consistono in una ripatizione di voce femminile che dice "Numero Otto" seguita da un rutto.

... PIU' CONCETTO DI QUESTO...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"...ma allora, dico io, uomo del 3000 ....quando avrai trovato un'opera di Tom Wassermann, cosa penserai di aver scoperto? Un'opera d'arte ...o nu' cess scassat'?" (Il mistero di Bellavista).
Cookie

Ruthven ha detto...

...e lo sapevo che qualcuno la faceva questa citazione! :-)

L'opera dell'uovo è divertente perché apre anche una contraddizione con il concetto di arte in quanto oggetto di consumo. Mi spiego: lasciando l'impronta digitale, l'artista trasforma l'uovo sodo in un oggetto irriproducibile. Non un'opera unica, ma un'opera impregnata dalla sua persona e quindi "artistica". Ma poi se la mangia!
Lettura consigliata (se non l'avete letta già): L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica di Walter Benjamin.