mercoledì, gennaio 17, 2007

One Art



One Art
by Elizabeth Bishop

The art of losing isn't hard to master;
so many things seem filled with the intent
to be lost that their loss is no disaster.

Lose something every day. Accept the fluster
of lost door keys, the hour badly spent.
The art of losing isn't hard to master.

Then practice losing farther, losing faster:
places, and names, and where it was you meant
to travel. None of these will bring disaster.

I lost my mother's watch. And look! my last, or
next-to-last, of three loved houses went.
The art of losing isn't hard to master.

I lost two cities, lovely ones. And, vaster,
some realms I owned, two rivers, a continent.
I miss them, but it wasn't a disaster.

--Even losing you (the joking voice, a gesture
I love) I shan't have lied. It's evident
the art of losing's not too hard to master
though it may look like (Write it!) like disaster.

martedì, ottobre 31, 2006

Crash

Tutti i comuni frequentatori della tangenziale di Napoli avranno avuto esperienza di code interminabili in orari non di traffico. Puntualmente quando ci troviamo imbottigliati in tangenziale quello che si fa' e maledire tutto il calendario fino ad arrivare al punto in cui tale traffico si e' generato... ovvero un bel incidente.
Di incidenti sulla tangenziale ne succedono ogni giorno, le macchine si tamponano, si sorpassano in modi azzardati e inconsueti, e quasi sempre, data la velocita', si distruggono l'una con l'altra.

Beh questa volta la fila fuorigrotta-capodichino alle 10,30 di mattina era causata anche dalla mia macchina. Si, questa volta e' toccata a me! La cosa che pero' mi fa piu' incazzare e' stata la dinamica dell'incidente. Infatti ero ferma in coda e le macchine dietro di me erano altrettanto ferme in coda. E dire che di solito quando vedo la fila di macchine ferme dietro di me mi tranquillizzo... al piu' puo' essere un piccolo tamponamento a catena... l'impulso propagandosi si attenua... alla mia macchina arriva solo una leggera botta.

Ma che... a Napoli se non ti tamponano da dietro di possono sempre tamponare di lato... dimenticavo che le leggi della fisica vengono totalmente alterate dal moto quantistico e browniano delle autovetture in transito. E si, mi hanno tamponato di lato, mi hanno distrutto totalmente la fiancata sinistra della macchina ed io ne ho recuperato anche un lieve colpo di frusta.

Lo spavento e' stato tanto, ma e' stato piu' dopo l'incidente. Direi che nella frazione di secondo in cui gentilmente mi stavano entrando nella fiancata sono rimasta come paralizzata. Dopo di che' battiti del cuore a mille. E con tutto cio', io come al solito unica donna della situazione (5 macchine coinvolte), ho dovuto mantenere la calma e cercare di sistemare la situazione. Ho chiamato IO la polizia, ho detto IO al signore gentile che mi era entrato nella fiancata di spegnere gentilmente la sua macchina, visto che era distrutta, fumante e avrebbe potuto prendere fuoco. Sono andata IO a chiedere i documenti e le assicurazioni delle altre macchine, aspettando la polizia che e' arrivata dopo un'ora. Beh, in ogni modo alla fine credo di essermi comportata il meglio possibile anche se ogni volta che vedo e che penso alla mia macchina distrutta mi verrebbe voglia di strangolare qualcuno. E' sempre cosi', mantengo la calma sul momento e quando e' troppo tardi mi sale una rabbia atroce. Povera la mia Morgana....

giovedì, ottobre 19, 2006

Tu cerchi con google... e poi google cerca te...

Credo che con questo post molte persone mi manderanno a quel paese, vorrei, pero', convincere i miei pochi lettori che in realta' la situazione non e' cosi' semplice e richiede un attimo in piu' di riflessione.

Partiamo dal presupposto che è da un anno, praticamente dal primo Novembre 2005, che non percepisco uno stipendio. Ho finito il dottorato e lavoro gratis per la benemerita universita' di Napoli sperando sempre in un qualche futuro sviluppo. Si', in quest'anno, in qualche modo, mi sono arrangiata, ho tenuto due corsi all'universita', mi sono data da fare nell'insegnare informatica a disoccupati e pensionati (e devo dire la verita' e' stato di una noia mortale). Tutto cio' per racimolare qualche spicciolo che mi e' bastato a sopravvivere visto che sono ritornata a casa dei miei genitori e non ho molte spese. In ogni caso mi sono data un paio di anni di "aspettativa" sperando in un miglioramento della situazione.

Beh, la novita' sta nel fatto che ho ricevuto delle email da Google che vuole contattarmi per un colloquio di lavoro. Ora, prima cosa assurda, quando cerchi un lavoro fai sempre una faticaccia a trovarlo, quando non lo cerchi per evitare problemi e decisioni e' lui a trovare te. Si' perche' io non ho mandato in giro nessun curriculum e nessuna domanda, ma a quanto pare questa ditta, famosa per il suo motore di ricerca, ha trovato me sul web e gli sono sembrata una "candidata" ideale per lavorare con loro. Sottolineo la parola candidata perche' a quanto pare la politica interna di Google e' tale da voler tenere una percentuale costante di donne nell'azienda, le famose e molto discusse quote rosa.

Ed ora iniziamo con i commenti. Per prima cosa da estremista femminista quale sono, sono contentissima che aziende internazionali come Google abbiano realmente iniziato una politica di questo tipo. E non mi sento affatto discriminata dal fatto che sono stata presa in considerazione principalemnte per il fatto di essere donna... Ed ora la prima bestemmia da parte dei maschietti che potrebbero sentirsi a loro volta discriminati visto che conosco tante persone che vorrebbero questo tipo di lavoro, ma che non lo ottengono perche' la concorrenza e' alta. Ma non crediate che noi poche femminucce non siamo ugualmente discriminate. Almeno voi avete la fortuna di poter giocare alla pari con i vostri simili concorrenti, noi femminucce siamo discriminate in partenza da un ambiente totalmente maschilista, e non pensiate che questa sia una scusa perche' non e' assolutamente vero (forse qualche volta andro' nei dettagli). Pero' il mio problema e' questo, perche' sono sempre le societa' straniere, per lo piu' americane, ad adottare tale politica e in questa schifezza di nazione non ci tutela mai nessuno?

Secondo problema, da una prima analisi della questione: disoccupata + offerta di lavoro, sembrerebbe che non ci sia nemmeno da pensarci ed in caso di esito positivo bisognerebbe sicuramente accettare. Inoltre per chi conosce i miei trascorsi di girovaga per il mondo sempre in cerca di un posto nuovo dove andare sembrerebbe la scelta piu' azzeccata, anzi un'occasione da prendere al volo. Pero' la situazione e' un po' diversa. Forse un anno fa' l'avrei fatto, o forse no. Diciamo che forse un anno fa' mi sarei spostata sicuramente per andare a lavorare in un'universita' all'estero, possibilmente in America, senza pensarci su', senza riflettere sulle conseguenze. Ma qui la cosa e' diversa, questo e' un lavoro. Io amo fare ricerca, adoro il mio lavoro all'universita', ma mi piacerebbe ugualmente il lavoro di azienda? Mah, io l'ho sempre visto come ultima spiaggia nel caso di fallimento accademico, ma come cacchio si fa a capire quando e' arrivato il momento di chiudere un capitolo e aprirne un'altro... ahe... non ne sono proprio capace! E se poi a furia di rifiutare lavori (questo sarebbe il terzo) le possibilita' si esauriscono, io divento vecchia e non piu' desiderabile per un azienda, che come si sa' preferisce assumere giovani malleabili e formabili?

Per finire, perche' si deve sempre lasciare tutto ed adattarsi alla vita e la vita non si adatta mai a te? E che cavolo, ho quasi trent'anni, vorrei comprare casa, sposarmi, mettere una quanche cavolo di radice da qualche parte, come si fa' a prendere questo tipo di decisioni quando non c'e' solo la tua vita in ballo, ma siete in due?

martedì, ottobre 10, 2006

Una vecchia poesia

Sono ancora li' alla fine del molo

Una sigaretta accesa e la luce del tramonto

Un tramonto lento come i miei pensieri


Sono ancora li' e il rosso del cielo

creava mille sfumature dietro al ponte

I leoni marini cantavano al calare della notte


Sono ancora li' serena e incantata

Sono ancora li' o forse non ci sono mai stata

Sentimenti diversi e vecchi luoghi


Sono ancora li' o non ci sono piu'

Ma forse non è importante dove siamo

ma soltanto come ci siamo arrivati


S.F.

giovedì, luglio 06, 2006

n.8, Uovo n.29, Alva Noto e l'Arte Concettuale

Un po' di tempo fa' io e Biscottino siamo stati al M.A.D.R.E. (Museo d'arte contemporanea Donna Regina). Ricordo perfettamente che una delle opere che ci "colpi'" maggiormente e' stata "Uovo n.29" di tal Piero Manzoni. Ora prima di commentare personalmente il lavoro dell'artista vorrei mostrare un'immagine di cotale opera d'arte e lasciare brevemente a voi alcune riflessioni... ricordando che un famoso critico d'arte cosi' commentava su un articolo: "Da segnalare invece, per bellezza ed importanza storica, i quattro Achrome ed un Uovo n.29 sopravvissuto alla performance di Piero Manzoni del 1960 Consumazione dell’arte"

E adesso qualche spiegazione sull' "Opera", ma con la precisazione che, quando siamo andati a visitare la mostra, nesuno di noi due era a conoscenza del "concetto" sottostante, in quanto il sito web del museo era ancora in costruzione e pur essendo io patita d'arte non ero a conoscenza dell'artista. Parlo di concetto appunto perchè qui si parla di "Arte Concettuale". Gli artisti concettuali portano in primo piano il pensiero ed il concetto rispetto all’impatto visivo ed emotivo. La musica e le arti visive si sono contaminate a vicenda, ma la dimensione concettuale è diventata sempre più importante rispetto a quella estetica e percettiva. Uno dei principi fondamentali dell’arte concettuale è inoltre lo schierarsi contro le regole del mercato, del capitalismo dell’arte. Esso, infatti, rappresenta il mondo del consumo che muta le opere da arte in merce da vendere. L'arte, invece, secondo gli artisti concettuali, deve essere intesa come rappresentazione delle idee dell’uomo.

La riflessione di Piero Manzoni sull’inutilità del quadro culmina in operazioni volte a dissacrare il valore dell’opera d’arte e del fare artistico. Superato il mito dell’elaborazione tecnica, l’azione creativa si risolve in Manzoni nel puro gesto che, banale, sarcastico o irriverente, qualifica l’atto artistico. L’impronta dell’artista attribuisce così valore a una materia di per sé insignificante. Se l’opera d’arte non esiste più come oggetto mercificabile, l’artista si interroga su quali possano essere i significati e le modalità del suo “consumo” da parte del pubblico. Il 21 giugno 1960, nel corso della performance Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte, Piero Manzoni imprime l’impronta del suo pollice su alcune uova sode, offrendole al pubblico da mangiare. Lui stesso divora un uovo. Attraverso l’uovo–reliquia, consacrato dal contatto col corpo dell’artista, il pubblico partecipa dell’arte, entrando in comunione con la fisicità (magica, eroica) dell’artista. L’opera viene mangiata, lo spettatore la introduce nel proprio corpo come si introduce l’arte all’interno di un individuo che la contempli e ne aspetti gli effetti; anche Manzoni consuma l’uovo, si nutre quindi della sua opera e di se stesso. Dissacrato in tal modo il consumo dell’arte, Manzoni arriva a cancellare le innumerevoli vestigia dell’idolatria artistica e a demitizzare l’artefatto attraverso la produzione nel 1961 della Merda d’artista.

Il 12 agosto 1961 Piero Manzoni presenta per la prima volta in pubblico le scatolette di Merda d’artista ("contenuto netto gr.30, conservata al naturale, prodotta ed inscatolata nel maggio 1961"). Il prezzo fissato dall’artista per le 90 scatolette (rigorosamente numerate) corrispondeva al valore corrente dell’oro.
L’associazione tra analità e opera d’arte (e tra oro e feci) è poi un tema ricorrente della letteratura psicanalitica che Manzoni può avere recepito attraverso la lettura di Jung. La novità di Piero Manzoni è avere collegato queste suggestioni ad una riflessione sul ruolo dell’artista di fronte all’autoreferenzialità dell’opera d’arte.

Ora riportate le informazioni necessarie passiamo a qualche commento... L'arte si evolve cosi' come si evolve il mondo... sono d'accordissimo che non avrebbe piu' alcun senso dipingere Madonne (se non la versione idolo pop) e che bisogna assolutamente confrontarsi con la realta'. Mi vanno bene le provocazioni dell'artista, e forse fossi stata presente anche io nel 1960 avrei apprezzati il gesto e compreso il concetto. Ma che senso ha mattere un uovo un una teca ed esporlo in un museo d'arte? Mi sa che stiamo alquanto esagerando... in un museo si', e' sempre un OGGETTO testimonianza di un evento, ma signori miei non e' arte... E non sono io a dirlo, lo diceva anche il signor Artista... gli artisti concettuali lasciano l'aspetto visivo ed emotivo e si affidano a concetti... il concetto e' di persè un qualcosa che non puo' essere compreso se non espresso direttamente... un libro... una mostra dove si mangia... ma che senso ha poi un uovo in una teca? E anche se avessi saputo il concetto in precedenza, andare al museo e vedere dal vivo l'opera che sensezione mi avrebbe poi lasciato? Nessuna...

Quindi cari i miei artisti e critici contemporanei, esprimete tutto quello che volete, arricchite la nostra mediocrità e divertitevi a vedere poi qualche fesso (o direi un branco di fessi) mettere il vostro lavoro in una bacheca chiamarlo arte e far pagare un biglietto per vederlo. Perchè i fessi non siete voi, sono indubbiamente gli altri. In quanto a me preferisco la vecchia a cara "Sindrome di Stendhal", andare a vedere un museo in cui ci sono opere che sebbene conosco bene nei minimi dettagli, la loro visione mi riempie sempre di emozioni. E anche a te caro il mio Alva Noto, avrai pur sperimentato qualcosa di nuovo, ti sarai pur adattato ai tempi e avrai fatto soldi e convinto Sakamoto a suonare con te. Lo spettacolo mi sarà anche piaciuto, ma devo confessare che avrei preferito qualcosa di piu' classico e indubbiamente piu' artistico...

L'arte concettuale chiamiamola piuttosto espressione di concetti e lasciamo la parola arte a qualcos'altro, qualcosa che non sia di dominio di pochi eletti (fessi). Per concludere direi che come al solito Matt Groening ci da' la visione corretta dell'arte concettuale... per chi si fosse perso la puntata dei Simpson è la 9F21 chiamata "Il quartetto vocale di Homer"

Homer chiede dov'e' Barney, e Seymour gli risponde che Barney è con la sua nuova fidanzata, un' "Artista Concettuale Giapponese". Barney entra con lei, ed esprime la sua preoccupazione che la loro musica stia diventando stagnante. Poi gli fa ascoltare la sua demo con le nuove "direzioni" che consistono in una ripatizione di voce femminile che dice "Numero Otto" seguita da un rutto.

... PIU' CONCETTO DI QUESTO...

mercoledì, aprile 26, 2006

Chiattilli o Cafoni?

Mentre fino ad ora eravamo abituati ad avere a che fare e a saper gestire entrambe le categorie, il week end passato con Biscottino ad Ischia mi ha fatto notare che la possibilita' di frequentare posti e luogi comuni ha dato vita ad una strana mescolanza. Altre due tipi di categorie si affacciano nel palinsesto dei bar e dei luoghi di villeggiatura. Due categorie che, nascendo da una mescolanza di geni, sono molto piu' forti, difficili da gestire ed evitare. Due categorie che da una parte temo fortemente, dall'altra compatisco e guardo con un occhio di distacco. Queste categorie sono: il chiattillo cafone ed il cafone chiattillo.

A) Chiattillo Cafone:
Dicasi chiattillo cafone persona nata da umili origini (e fino a qua' andrebbe tutto bene, anzi), di bassa cultura (se non assente da alcun tipo di cultura) e arricchitasi velocemente sfruttando affari loschi o incertezze del mercato (... Ricucci docet). Di solito si riconoscono i chiattilli cafoni maschi e femmine dal fatto di essere persone estremamente arroganti e di dubbio gusto. Il chiattillo cafone maschio si accompagna sempre con femmina rifatta. Punti essenziali per il riconoscimento della chiattilla cafone femmina sono: pelle tirata anche sulla cinquantina, seni spropositamente tondi e che sembrano eludere la forza di gravita' e labbra gonfie dall'aspetto malsano, tipo puntura di insetto estesa. Di solito li senti riferirsi alla loro progenie con dei nomi che a parer loro dovrebbero essere sofisticati, ma il risultato e' diverso (Tipo: Nausicaaaa, Jessicaaaa). E mentre la loro progenie ne combina di tutti i colori infastidendo i poveri bagnanti limitrofi, loro, del tutto incuranti di quello che avviene intorno, parlano di importantissime questioni sociali tipo: la prenotazione del ristorante alla moda o in che periodo e' meglio andare a Porto rotondo.

B) Cafone Chiattillo:
Dicasi cafone chiattillo di uomo sovraesposto ai programmi di Maria de Filippi, la cui convinzione principale e' quella che non importa chi sei o che fai nella vita, ma soltanto che tipo di vestito hai, se hai mai incontrato Costantino o hai fatto una foto insieme ad una Velina. Di solito sono anchessi di bassa estrazione culturale ed hanno come obbietivo principale nella vita quello di entrare nella casa del grande fratello o apparire in uno show telelevisivo. Fanno lavori umili e spendono tutti i loro soldi nella cura personale. Il maschio si puo' riconoscere d'estate dalla maglietta attillata e la felpa FIAT (o qualsivoglia marca di vestiario di proprieta' di calciatori o persone dello showbiz). La donna porta rigorosamente i tacchi a spillo o gli stivali anche se sono le 10 di mattina sulla spiaggia ed e' sempre, rigorosamente, ipertruccata... tipo sfilata trans. Quando sono in fila o in luoghi pubblici li puoi riconoscere anche solo con l'udito. Il linguaggio usato e la serie di parolacce ne tradiscono l'appartenenza alla categoria in men che non si dica.

mercoledì, marzo 15, 2006

Scontri Politici

Un amico mi segnalava questo sito internet "http://www.voisietequi.it", dove rispondendo a 25 domande viene calcolata la propria distanza dai maggiori partiti politici. Io ho provato e il mio risultato e' questo:

Elezioni 2006. Io sono qui. E tu dove sei?