martedì, novembre 22, 2005

Senso di colpa endemico

Come sempre, quasi tutti i miei post nascono dopo aver fatto qualche conversazione piacevole e interessante con qualcuno, ed anche stavolta e' stato cosi'. A volte troviamo degli amici o "conoscenti", a seconda delle opinioni o dei casi, con cui ci rapportiamo cosi' bene quasi da rivedere una parte di noi stessi nell'animo dell'altro. Cosi', questa volta, voglio parlare del senso di colpa, ma non del senso di colpa che nasce (o a volte dovrebbe nascere, ma non lo fa') al seguito di una azione sbagliata, ma di quel senso di colpa, quella sensazione quasi di dovere verso il prossimo, che in alcuni casi, alcune persone, si portano dietro dalla nascita, quasi come se il peccato originale fosse sempre stato presente sulle nostre coscienze.

Ora io caratterialmente sono un'iperansiosa, questa e' una cosa che purtroppo si tramanda inevitabilmente in tutto il ramo femmilile del casato, anche se, devo dire, che negli ultimi anni ho imparato a gestire ansia e stress in maniera piuttosto efficiente. E' come se avessi imparato ad essere menefreghista ed indifferente come metodo di autoprotezione. Quando la tua ansia inizia a distruggerti dal di dentro a crearti danni fisici e ulcere e' come se ci fosse un meccanismo di autoprotezione che, pur di salvarti, ti fa' diventare qualcosa che non sei e che disolito disprezzi negli altri.

Cmq, anche io sono affetta dal senso di colpa endemico, molto spesso faccio cose che non vorrei fare o che non ho il tempo di fare solo per cercare di placarlo per un po'. Mi viene in mente questa cosa proprio oggi perche' ho acconsentito a fare il lavoro di un'altra persona (il mio capo, e piu' che acconsentito direi quasi che mi sono offerta volontariamente) pur di placare tale senso. Solo che questa volta il mio senso di colpa nasceva dal fatto che negli ultimi mesi ho lavorato poco. Ora va beh, che si potrebbe semplicemente dire che se lavoro poco l'unica persona a rimetterci realmente sono io, ma la realta' dei fatti e' che io non mi sento in colpa verso me stessa, ma verso gli altri. E' come se pensassi che la mia inettitudine ultimamente possa far calare la fiducia che i miei collaboratori hanno verso di me... e questo mi fa star male.

Sull'onda dell'autoanalisi potrei quasi dire che uno dei miei primi ricordi di infanzia e' stesso legato al senso di colpa. Ero piccola, molto piccola e come al solito stavo litigando con mia madre. Io sono sempre stata piuttosto vivace e insopportabile e mia madre e' una santa donna dalla pazienza e dal perdono infiniti. In ogni caso quando lei era giovane e io infante, lei soffriva di svenimenti (io ovviamente questo non lo potevo capire allora), e mi ricordo appunto che durante uno dei nostri soliti litigi lei svenne... Per me era come se fosse morta, io ero sola in casa e non sapevo che fare, mi misi a piangere ed ad urlare che se fosse tornata in vita io non sarei stata piu' cattiva e monella... il senso di colpa per aver ammazzato mia madre mi aveva letteralmente sconvolto...

Una teoria sociologica usa il termine "autodiretto" per indicare il senso di colpa che nasce dalla differenza esistente fra un'immagine ideale di sé e l'immagine che si percepisce concretamente. Il senso di colpa nascerebbe cioè dal "non essere all'altezza" e troverebbe terreno fertile in una personalità fortemente autocritica. Beh si, in realta' fortemente autocritica lo sono sempre stata.

Sembra che la colpa di tutto il mondo si riunisca per rendere colpevole l'individuo oppure (ciò che vuol dire lo stesso) ch'egli, diventando colpevole, si senta reo della colpa di tutto il mondo.
S. Kierkegaard

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Leggerlo così fa impressione...e l'idea che le parole e le riflessioni fatte al chiuso di una macchina ti rimangano impresse vuol dire molto...vuol dire calore...apertura senza condizioni...fiducia a scatola chiusa...e attenzione all'ascolto. Fondamentale...non da tutti. Non so da cosa scappi...ma spero che tu l'abbia seminata! "...mentre camminava nel deserto, il ragazzo continuò ad ascoltare il proprio cuore. Cominciò a riconoscerne i trabocchetti ed i trucchi, e cominciò ad accettarlo così com'era. Allora non ebbe più paura, ma non ebbe più neppure il desiderio di tornare indietro, perché un pomeriggio il cuore gli disse che lui era felice. - Anche se ogni tanto mi lamento - diceva il suo cuore - lo faccio perché sono il cuore di un uomo e i cuori degli uomini sono così: hanno paura di realizzare i sogni più grandi, perché pensano di non meritarlo, o di non riuscire a raggiungerli. Noi, i cuori, siamo terrorizzati al solo pensiero di amori che sono finiti per sempre, di momenti che avrebbero potuto essere belli e non lo sono stati, di tesori che avrebbero potuto essere scoperti e sono rimasti per sempre nascosti nella sabbia. Perché,quando ciò accade, noi ne soffriamo intensamente - "Il mio cuore ha paura di soffrire" disse il ragazzo. "Digli che la paura di soffrire è assai peggiore della stessa sofferenza". Un bacione...anzi due...ma prima uno schiaffo!

Ruthven ha detto...

Donne atletiche donne che si allenano
scagliando il feto nel cassonetto dell'amor...
Non dite che non vi era stato detto:
"Il passo e' molto breve dal casso al cassonetto".

Ma mettetevi nei panni di chi il cassonetto pulisce,
mi trova e non capisce il perche' di tanta incivilta',
poi scende in piazza e sciopera
E LA COLPA E' ANCHE UN PO' TUA,
(se non ti batti per un mondo migliore, in cui una madre sappia dove gettare il bebe'.)
Elio e le storie tese

mARgoT ha detto...

va beh... scusa ma a sto punto ad Elio preferisco l'Alchimista...

Ruthven ha detto...

Scusa eh... ma adolescenziale per adolescenziale, non e' meglio farlo con ironia?

mARgoT ha detto...

Il problema principale tesoro e' che a 32 anni non e' piu' ironia... e' sarcasmo...

p.s. com'e' andata a Valencia?

Ruthven ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Ruthven ha detto...

"Sarcasmo"... che bella parola!

Valencia è carinissima. Sono stato in giro con Vincent (non so se te lo ricordi) e sono stato spettatore di una scena unica. Siamo entrati nel duomo e lui si è come bloccato. La gamba ha iniziato a tremargli. Poi si è avvicinata -quasi controvoglia- una ragazza dalla biglietteria e hanno iniziato a parlare. Poco dopo siamo usciti e lui mi ha spiagato: era la sua ex, un anno che non si vedevano e se l'è trovata davanti all'improvviso.
Peccato che non abbia fotografato la scena...

Anonimo ha detto...

Attenta a Ziotonino...
Un amico

Anonimo ha detto...

"Ape bianca, ebbra di miele, ronzi nella mia anima
e ti torci in lente spirali di fumo.

Sono il disperato, la parola senza eco,
quello che ha perduto tutto, quello che tutto aveva.

Mio ultimo ormeggio, in te cigola la mia ultima ansia.
Nella mia terra deserta sei l'ultima rosa.

Ah silenziosa!

Chiudi i tuoi occhi profondi. Lì aleggia la notte.
Ah denuda il tuo corpo di statua timorosa.

Hai occhi profondi dove batte le ali la notte.
Fresche braccia di fiore e grembo di rosa.

I tuoi seni sembrano conchiglie bianche.
Si è addormentata sul tuo ventre una farfalla d'ombra.

Ah silenziosa!

Ecco qui la solitudine del luogo ove non sei.
Piove. Il vento del mare caccia gabbiani erranti.

L'acqua cammina scalza per le strade bagnate.
Da quell'albero si lamentano, come malati, le foglie.

Ape bianca, assente, ancora ronzi nella mia anima.
Rivivi nel tempo, snella e silenziosa.

Ah silenziosa!"

...ma due olive a tua mamma le potevi portare...

halstonabdulla ha detto...

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mctyshee ha detto...

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