giovedì, luglio 06, 2006

n.8, Uovo n.29, Alva Noto e l'Arte Concettuale

Un po' di tempo fa' io e Biscottino siamo stati al M.A.D.R.E. (Museo d'arte contemporanea Donna Regina). Ricordo perfettamente che una delle opere che ci "colpi'" maggiormente e' stata "Uovo n.29" di tal Piero Manzoni. Ora prima di commentare personalmente il lavoro dell'artista vorrei mostrare un'immagine di cotale opera d'arte e lasciare brevemente a voi alcune riflessioni... ricordando che un famoso critico d'arte cosi' commentava su un articolo: "Da segnalare invece, per bellezza ed importanza storica, i quattro Achrome ed un Uovo n.29 sopravvissuto alla performance di Piero Manzoni del 1960 Consumazione dell’arte"

E adesso qualche spiegazione sull' "Opera", ma con la precisazione che, quando siamo andati a visitare la mostra, nesuno di noi due era a conoscenza del "concetto" sottostante, in quanto il sito web del museo era ancora in costruzione e pur essendo io patita d'arte non ero a conoscenza dell'artista. Parlo di concetto appunto perchè qui si parla di "Arte Concettuale". Gli artisti concettuali portano in primo piano il pensiero ed il concetto rispetto all’impatto visivo ed emotivo. La musica e le arti visive si sono contaminate a vicenda, ma la dimensione concettuale è diventata sempre più importante rispetto a quella estetica e percettiva. Uno dei principi fondamentali dell’arte concettuale è inoltre lo schierarsi contro le regole del mercato, del capitalismo dell’arte. Esso, infatti, rappresenta il mondo del consumo che muta le opere da arte in merce da vendere. L'arte, invece, secondo gli artisti concettuali, deve essere intesa come rappresentazione delle idee dell’uomo.

La riflessione di Piero Manzoni sull’inutilità del quadro culmina in operazioni volte a dissacrare il valore dell’opera d’arte e del fare artistico. Superato il mito dell’elaborazione tecnica, l’azione creativa si risolve in Manzoni nel puro gesto che, banale, sarcastico o irriverente, qualifica l’atto artistico. L’impronta dell’artista attribuisce così valore a una materia di per sé insignificante. Se l’opera d’arte non esiste più come oggetto mercificabile, l’artista si interroga su quali possano essere i significati e le modalità del suo “consumo” da parte del pubblico. Il 21 giugno 1960, nel corso della performance Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte, Piero Manzoni imprime l’impronta del suo pollice su alcune uova sode, offrendole al pubblico da mangiare. Lui stesso divora un uovo. Attraverso l’uovo–reliquia, consacrato dal contatto col corpo dell’artista, il pubblico partecipa dell’arte, entrando in comunione con la fisicità (magica, eroica) dell’artista. L’opera viene mangiata, lo spettatore la introduce nel proprio corpo come si introduce l’arte all’interno di un individuo che la contempli e ne aspetti gli effetti; anche Manzoni consuma l’uovo, si nutre quindi della sua opera e di se stesso. Dissacrato in tal modo il consumo dell’arte, Manzoni arriva a cancellare le innumerevoli vestigia dell’idolatria artistica e a demitizzare l’artefatto attraverso la produzione nel 1961 della Merda d’artista.

Il 12 agosto 1961 Piero Manzoni presenta per la prima volta in pubblico le scatolette di Merda d’artista ("contenuto netto gr.30, conservata al naturale, prodotta ed inscatolata nel maggio 1961"). Il prezzo fissato dall’artista per le 90 scatolette (rigorosamente numerate) corrispondeva al valore corrente dell’oro.
L’associazione tra analità e opera d’arte (e tra oro e feci) è poi un tema ricorrente della letteratura psicanalitica che Manzoni può avere recepito attraverso la lettura di Jung. La novità di Piero Manzoni è avere collegato queste suggestioni ad una riflessione sul ruolo dell’artista di fronte all’autoreferenzialità dell’opera d’arte.

Ora riportate le informazioni necessarie passiamo a qualche commento... L'arte si evolve cosi' come si evolve il mondo... sono d'accordissimo che non avrebbe piu' alcun senso dipingere Madonne (se non la versione idolo pop) e che bisogna assolutamente confrontarsi con la realta'. Mi vanno bene le provocazioni dell'artista, e forse fossi stata presente anche io nel 1960 avrei apprezzati il gesto e compreso il concetto. Ma che senso ha mattere un uovo un una teca ed esporlo in un museo d'arte? Mi sa che stiamo alquanto esagerando... in un museo si', e' sempre un OGGETTO testimonianza di un evento, ma signori miei non e' arte... E non sono io a dirlo, lo diceva anche il signor Artista... gli artisti concettuali lasciano l'aspetto visivo ed emotivo e si affidano a concetti... il concetto e' di persè un qualcosa che non puo' essere compreso se non espresso direttamente... un libro... una mostra dove si mangia... ma che senso ha poi un uovo in una teca? E anche se avessi saputo il concetto in precedenza, andare al museo e vedere dal vivo l'opera che sensezione mi avrebbe poi lasciato? Nessuna...

Quindi cari i miei artisti e critici contemporanei, esprimete tutto quello che volete, arricchite la nostra mediocrità e divertitevi a vedere poi qualche fesso (o direi un branco di fessi) mettere il vostro lavoro in una bacheca chiamarlo arte e far pagare un biglietto per vederlo. Perchè i fessi non siete voi, sono indubbiamente gli altri. In quanto a me preferisco la vecchia a cara "Sindrome di Stendhal", andare a vedere un museo in cui ci sono opere che sebbene conosco bene nei minimi dettagli, la loro visione mi riempie sempre di emozioni. E anche a te caro il mio Alva Noto, avrai pur sperimentato qualcosa di nuovo, ti sarai pur adattato ai tempi e avrai fatto soldi e convinto Sakamoto a suonare con te. Lo spettacolo mi sarà anche piaciuto, ma devo confessare che avrei preferito qualcosa di piu' classico e indubbiamente piu' artistico...

L'arte concettuale chiamiamola piuttosto espressione di concetti e lasciamo la parola arte a qualcos'altro, qualcosa che non sia di dominio di pochi eletti (fessi). Per concludere direi che come al solito Matt Groening ci da' la visione corretta dell'arte concettuale... per chi si fosse perso la puntata dei Simpson è la 9F21 chiamata "Il quartetto vocale di Homer"

Homer chiede dov'e' Barney, e Seymour gli risponde che Barney è con la sua nuova fidanzata, un' "Artista Concettuale Giapponese". Barney entra con lei, ed esprime la sua preoccupazione che la loro musica stia diventando stagnante. Poi gli fa ascoltare la sua demo con le nuove "direzioni" che consistono in una ripatizione di voce femminile che dice "Numero Otto" seguita da un rutto.

... PIU' CONCETTO DI QUESTO...

mercoledì, aprile 26, 2006

Chiattilli o Cafoni?

Mentre fino ad ora eravamo abituati ad avere a che fare e a saper gestire entrambe le categorie, il week end passato con Biscottino ad Ischia mi ha fatto notare che la possibilita' di frequentare posti e luogi comuni ha dato vita ad una strana mescolanza. Altre due tipi di categorie si affacciano nel palinsesto dei bar e dei luoghi di villeggiatura. Due categorie che, nascendo da una mescolanza di geni, sono molto piu' forti, difficili da gestire ed evitare. Due categorie che da una parte temo fortemente, dall'altra compatisco e guardo con un occhio di distacco. Queste categorie sono: il chiattillo cafone ed il cafone chiattillo.

A) Chiattillo Cafone:
Dicasi chiattillo cafone persona nata da umili origini (e fino a qua' andrebbe tutto bene, anzi), di bassa cultura (se non assente da alcun tipo di cultura) e arricchitasi velocemente sfruttando affari loschi o incertezze del mercato (... Ricucci docet). Di solito si riconoscono i chiattilli cafoni maschi e femmine dal fatto di essere persone estremamente arroganti e di dubbio gusto. Il chiattillo cafone maschio si accompagna sempre con femmina rifatta. Punti essenziali per il riconoscimento della chiattilla cafone femmina sono: pelle tirata anche sulla cinquantina, seni spropositamente tondi e che sembrano eludere la forza di gravita' e labbra gonfie dall'aspetto malsano, tipo puntura di insetto estesa. Di solito li senti riferirsi alla loro progenie con dei nomi che a parer loro dovrebbero essere sofisticati, ma il risultato e' diverso (Tipo: Nausicaaaa, Jessicaaaa). E mentre la loro progenie ne combina di tutti i colori infastidendo i poveri bagnanti limitrofi, loro, del tutto incuranti di quello che avviene intorno, parlano di importantissime questioni sociali tipo: la prenotazione del ristorante alla moda o in che periodo e' meglio andare a Porto rotondo.

B) Cafone Chiattillo:
Dicasi cafone chiattillo di uomo sovraesposto ai programmi di Maria de Filippi, la cui convinzione principale e' quella che non importa chi sei o che fai nella vita, ma soltanto che tipo di vestito hai, se hai mai incontrato Costantino o hai fatto una foto insieme ad una Velina. Di solito sono anchessi di bassa estrazione culturale ed hanno come obbietivo principale nella vita quello di entrare nella casa del grande fratello o apparire in uno show telelevisivo. Fanno lavori umili e spendono tutti i loro soldi nella cura personale. Il maschio si puo' riconoscere d'estate dalla maglietta attillata e la felpa FIAT (o qualsivoglia marca di vestiario di proprieta' di calciatori o persone dello showbiz). La donna porta rigorosamente i tacchi a spillo o gli stivali anche se sono le 10 di mattina sulla spiaggia ed e' sempre, rigorosamente, ipertruccata... tipo sfilata trans. Quando sono in fila o in luoghi pubblici li puoi riconoscere anche solo con l'udito. Il linguaggio usato e la serie di parolacce ne tradiscono l'appartenenza alla categoria in men che non si dica.

mercoledì, marzo 15, 2006

Scontri Politici

Un amico mi segnalava questo sito internet "http://www.voisietequi.it", dove rispondendo a 25 domande viene calcolata la propria distanza dai maggiori partiti politici. Io ho provato e il mio risultato e' questo:

Elezioni 2006. Io sono qui. E tu dove sei?

giovedì, febbraio 02, 2006

Non potevo resistere...

Altro momento di pausa, altra cosa interessante trovata su interernet tramite il sito della repubblica. Allora, la storia e' questa, voi uploadate una vostra foto al sito www.myheritage.com e il sistema vi trova somiglianze con gente famosa. Un consiglio: il sito vi chiede di registrarvi, ma se voi dite di no, la prima prova ve la fanno fare comunque. In ogni caso io ero in ufficio, dove ovviamente non ho molte foto, la foto che ho uploadato e' vergognosa, fatta un paio d'anni fa d'estate, quindi 15 kili in piu'... ed il risultato e' stato il seguente... fate un po' voi, ma secondo me sto sistema non funziona proprio un gran che'. Da dire pero' che le somiglianze dei tratti somatici erano date al 50%, il che vuol dire che ad alle signore qui di seguito somiglio su meta' dei tratti....


martedì, gennaio 24, 2006

La Guinness e le leggi della Fisica

Un post veloce giusto per dimostrare che: 1) sono ancora viva anche se fino al 20 di Febbraio sono in clausura da scadenza, 2) ogni tanto fare un po' di pausa fa' bene.

Ebbene, ero in un momento di pausa da studio e stavo cazzeggiando un po' sulla rete (e ora c'e' gia' da porsi la prima domanda, quale persona sana di mente che gia' trascorre per motivi di lavoro 12 ore davanti a un pc passa il suo tempo libero sempre davanti al pc?). Cmq di solito nei momenti di pausa quello che mi capita piu' spesso di fare e' scrivere qualche email di piacere, fare quattro chiacchere con amici su MSN e leggere un po' di quotidiani on-line. Insomma per farla breve ero sul sito del corriere della sera e dopo aver letto tutti gli articoli possibili e immaginabili (di Pappalardo e Berlusconi non se ne poteva piu'), mi sono messa a fare un test sulle scienze, uno di quei test che dovrebbero essere indirizzati alla popolazione media e quindi dovrebbero risultare banali per una laureata in fisica. E cosi' era fino a quando non trovo la domanda: "Le bollicine nella birra possono anche scendere ?"... io ovviamente senza pensarci piu' di tanto rispondo FALSO... e' invece... e' invece e' VERO! La risposta e' la seguente:

Negli spumanti le bollicine di gas salgono verso l'alto secondo la legge di Archimede. Nella birra Guinness può accadere il contrario come hanno scoperto Clive Fletcher dell'Università del Nuovo Galles del Sud, in Australia. Le caratteristiche della birra irlandese, dimensioni delle bolle, viscosità, adesione al vetro, eccetera, sono tali ha generare un complicato gioco di correnti per cui il flusso verso l'alto al centro del boccale, andando poi verso i bordi si orienta verso il basso trascinando le bolle più piccole che così, scendendo, sembrano disubbidire alla legge di Archimede.

Ora sono assolutamente necessarie una serie di riflessioni a proposito. Che la Guinness fosse birra a parte, questo era risaputo, non per niente e' la mia birra preferita, ma non vi presentate con quella schifezza piena di acqua che in Italia spacciano per tale perche' ve la tiro dietro. Due, voglio andare a lavorare anche io all'universita' del Galles del Sud. Tre, vi voglio svelare come (molto plausibilmente) sia avvenuta questa scoperta: "un gruppo di ricercatori sulla trentina all'uscita dal laboratorio, non avendo nient'altro da fare in quanto le uniche loro amicizie sono costituite da colleghi di lavoro, essendo single (o accoppiati tra di loro), un po' emarginati (a volte si emarginano anche da soli), decidono di concludere la serata con quelle quattro cinque pinte al pub, tanto per ammazzare definitivamente la stanchezza mentale e andarsene a dormire. Ora dopo le prime quattro birre uno di loro, il piu' taciturno e timido, non sapendo che fare avra' iniziato a fissare la pinta.... e li' la scoperta eccezionale... ma le bollicine scendono o sono io completamente ubriaco?"
Si, conoscendo bene l'ambiente direi che e' sicuro al 99% che sia andata cosi'... e poi come diceva un collega siciliano le piu' grandi intuizioni scientifiche si hanno a prima mattina o dopo che hai fumato o bevuto.

p.s. visto che siamo in tema vi lascio con una battutaccia detta da un collega in ufficio un paio di giorni fa:

Cos'e' il guinness dei primati?..... La birra della scimmie!

martedì, gennaio 03, 2006

La veille de le premier de l'an



Beh come tutti ben sanno, questa volta, per la prima volta in vita mia ho passato la vigilia di capodanno all'estero. Una minicrociera con i miei genitori e amici di famiglia a Nizza, che per se non e' proprio la cosa piu' esaltante da fare, ma per la prima volta sono stata lieta di non aver dovuto subire l'estenuante violenza morale della frase: "allora che facciamo per la vigilia?". Come se fosse un giorno in cui "assolutamente" bisogna divertirsi, bisogna andare oltre i limiti e bisogna tornare distrutti a casa non prima delle otto di mattina (che come mi ricorda spesso mia madre a me succede spesso, capodanno o meno!). Beh dell'esperienza della notte non c'e' molto da raccontare, veglione sulla nave a tipo festa aziendale fantozziana, con musica d'orchestra, cappellini, trombette e stelle filanti. La notte passata in giro per Nizza, che tutti si aspetterebbero citta' molto viva, invece e' un mortorio esagerato, tutto chiuso, nessuno per strada e centinaia di macchine incidentate. Beh, pero' devo ammettere che non mi lamento affatto dei tre giorni passati in quanto Montecarlo e Cannes sono pur sempre due splendide citta'. E a proposito del principato di Monaco voglio raccontare brevemente la mia disfida al casino'. Per prima cosa c'e' da dire che mentre tempo fa' il casino' di Montecarlo era considerato come uno dei luoghi piu' esclusivi ed eleganti ora non ha niente da invidiare a Las Vegas per il livello generale. Da fuori il palazzo di per se' molto bello e imponente era illuminato con luci multicolore e decorazioni costose, che, va bene era pur sempre periodo di Natale, ma a me sembrava piuttosto la casa di cenerentola ad Eurodisney. Per non parlare poi della selezione all'ingresso, un tempo era d'obbligo per gli uomini abito scuro e cravatta, ora entra praticamente chiunque, anche in felpa e scarpe da ginnastica. Ogni tanto vedevi di sfuggita passare qualche velina o soubrette che si voglia dire che salutava qualcuno e poi scompariva in qualche stanza da gioco privata. Nella parte pubblica ce n'era per tutti i gusti e portafogli, dalla puntata minima di 5 euro per la roulette al tavolo di black jack con puntata minima di 500 euro, vecchiazze con tanti soldi ed affianco ragazzotto giovane con camicia sbottonata e pelo da fuori, tipi loschi e untuosi che cambiavano in cassa botte di 5000 euro e gente che giocava in multitasking su piu' tavoli. Volete sapere cosa ho fatto io? Ovviamente ho perso! Fortunatamente non essendo una giocatrice incallita la mia perdita si e' contenuta alla cifra di 50 euro, e ovviamente non essendo una giocatrice non avrei mai potuto vincere. Certo la roulette e' un gioco prettamente di fortuna (come tutti gli altri del resto), ma credo che per poter sperare di vincere bisogna avere anche le palle per arrivare a perdere molto... Ovviamente tutti i miei amici, che non direi abbiano le palle, ma piu' l'incoscienza sono arrivati, hanno iniziato a perdere molto, ma poi sono usciti tutti con vincite superiori ai 500 euro. Che tristezza l'unica che ha perso sono io... e volete sapere come ho perso? ho perso per distrazione, infatti avevo deciso di giocare poco e puntare direttamente un solo numero, della serie o la va o la spacca. Ovviamente il mio numero era il 29 (e qui tralasciamo i commenti...). Insomma per farla breve punto due volte di seguito e niente, mi distraggo un secondo, non ricordo il perche', avevo intenzione di continuare a puntare, ma era troppo tardi... e ta da! esce il 29 e il vincitore vince trentasei volte la puntata... ed io NOOOOOOOOOOO! Beh anche in questo c'e' alla fine una morale: Se sei vicino ad un tavolo da gioco gioca, non ti distrarre, perche' al primo momento di incertezza... c'e' sempre qualcuno che ti fotte!

Vi lascio con una chicca che esprime tutto il nazionalismo e l’anti-italianismo dei francesi:

Bionda al bar del Casino’: Un bicchiere di prosecco, per favore.
Barman: Prosecco?... No noi qui solo Champagne!

giovedì, dicembre 15, 2005

Santa Silvia

Che la mia famiglia fosse strana e che per qualche motivo mia madre avesse deciso di non farmi festeggiare l'onomastico insieme a tutte le altre Silvia italiane (il 3 di Novembre), ma oggi, un giorno vicino a Natale, quando nessuno se lo ricorda, tranne i miei familiari, mi era sempre piaciuto. Non avevo mai fatto un indagine specifica sulle due sante (forse perche' allora non esistiva google), ne mi era mai interessato piu' di tanto. Oggi per curiosita' ho fatto una piccola ricerca e il risultato mi ha lasciato un po' interdetta, credo che l'anno prossimo mi uniformero' con il resto del mondo a festeggiare a Novembre...

Giusto per rendere l'idea...

3 Novembre: Santa Silvia era la madre di San Gregorio Magno, un Papa che s'impegnò notevolmente per la riforma della Chiesa e che ha dato il suo nome al famoso "canto Gregoriano" nella liturgia cristiana. Ma soprattutto esemplare la figura di Silvia, la madre provvida e benefica, che seppe conciliare le esigenze della guida di una famiglia, rappresentate dal Senatore Gordiano, con il desiderio di perfezione spirituale, rappresenta­to dalle due cognate. Pur senza notizie precise sul conto di Silvia la sua santità traspare luminosamente attraverso la santità del figlio. Su di lui, infatti, l'esempio e l'insegnamento della madre deve avere avuto un peso che non si può ignorare. Dopo la morte del marito la donna si ritirò a vita solitaria in una piccola casa sull'Aventino, dalla quale faceva giungere al figlio, impegnato in opere di carità, alimenti freschi da distribuire ai bisognosi.

15 Dicembre: Il corpo della martire è conservato nella chiesa bresciana di San Giovanni Evangelista. Questa Santa probabilmente era monaca, forse di origine orientale. I martirologi greci ricordano come questa sorella di Rufino, prefetto d'Oriente, fosse con la sua virtù di edificazione a tutta la città di Costantinopoli, dove visse. Qual­cuno la disse la fanciulla più dotta del suo secolo, e più zelante nel difendere, con i grandi uomini del suo tempo, la dottrina ortodossa contro le insidie dell'eresia.

Quindi perche' cavolo mia madre ha scelto quella di Dicembre... va beh, sono lusingata dal fatto che venga definita come una donna dotta e sempre in difesa dei suoi ideali contro i "grandi uomini" del suo tempo, ma che cavolo... vergine e martire? Mi sembra piu' una maledizione invece che in tentativo di anticonformismo...

p.s. Ho appena chiesto chiarimenti sulla scelta a mia madre che mi ha fatto notare che la santa del 3 Novembre non solo e' vedova, ma anche raccomandata. In pratica secondo lei e' stata fatta santa solo perche' aveve un figlio ai piani "alti". A questo punto veramente non so che scegliere...

lunedì, dicembre 12, 2005

Un vecchio film e una nuova interpretazione

Non ho resistito, oggi ho comprato il dvd che usciva dall’espresso e me lo sono rivisto immediatamente. Un film piuttosto controverso, Nicolas Cage vince un oscar e le critiche molto spesso disprezzano la pellicola dicendo che sfiora il pornografico, che e’ troppo lenta o criticando l’uso delle inquadrature sgranate. Se si legge la trama sul dvd alla fine dice: “Nella cornice di una Las Vegas opulenta e decadente le vite di due reietti si incontrano per condividere l’unica cosa che hanno in comune: la solitudine”, ma mentre fino ad oggi condividevo perfettamente questa frase, rivedendo il film ho notato sfumature diverse, sfumature reali che non avevo mai compreso fino ad ora (ed e’ pure la trentesima volta che lo vedo). Nota a parte la canzone jazz “my one and only love”, che originalmente credo fosse cantata da Luis Amstrong e suonata da John Coltrane, ma qui e’ interpretata da Sting e vale veramente la pena ascoltarla.
Comunque, chiusa parentesi, e ritorniamo al film; ok, sono entrambi due reietti della societa’, lui un alcoolista deciso a suicidarsi e lei una prostituta, ma siamo sicuri che realmente si accettino per quello che sono? Credo di no. Lei lo accetta, lo aiuta nel suo suicidio, anzi direi che quasi lo supporta in quello che sta facendo, si prende l'alcoolista cosi’ com’e’, senza domande e senza interventi. E lui? Lui la accetta veramente? Credo di no, anzi, in molte occasioni la ferisce per il suo lavoro e come vendetta per la sua assenza una notte la tradisce, certo non le chiede di cambiare, ma anche questo in senso egoistico, l’unica cosa a cui pensa e’ alla sua morte ed ad avere un “Angelo”, come dice lui, vicino. Si potrebbe obiettare che anche lei lo sfrutta, desidera cosi’ ardentemente una persona accanto che si accontenta, ma in ogni caso anche se tenta in maniera latente o inconscia di salvarlo, non lo delude mai, a costo di subire ulteriori umiliazioni. Si, credo che questa visione sia un po’ di parte, ma se si guarda bene il film nessuno potra’ mai dire che il rapporto tra i due e’ completamente alla pari, che non c’e’ una parte egoistica nella coppia, sono uniti dalla solitudine e dall'emarginazione, ma divisi dall’egoismo. Ovviamente lei(che come donna e’ sempre piu’ forte) sopravvive a tutto, il film non dice niente alla fine, non dice che strada seguira’ la donna, ma fa capire che sara’ diversa, altrimenti tutta la storia dell’analisi di lei come voce di fondo durante il film non avrebbe senso.

Ben Sanderson: I don't know if my wife left me because of my drinking or I started drinking 'cause my wife left me

Sera: Don't you like me, Ben?
Ben Sanderson: Sera... what you don't understand is - no, see, no. You can never, never ask me to stop drinking. Do you understand?
Sera: I do. I really do.

Ben Sanderson: We both know that I'm a drunk. And I know you are a hooker. I hope you understand that I am a person who is totally at ease with that. Which is not to say that I'm indifferent or I don't care, I do. It simple means that I trust and accept your judgment.

domenica, dicembre 11, 2005

venerdì, dicembre 09, 2005

By This River (Brian Eno)

Here we are
Stuck by this river,
You and I
Underneath a sky that's ever falling down, down, down
Ever falling down.

Through the day
As if on an ocean
Waiting here,
Always failing to remember why we came, came, came:
I wonder why we came.

You talk to me
As if from a distance
And I reply
With impressions chosen from another time, time, time,
From another time.

lunedì, dicembre 05, 2005

L’Alfa e l’Omega, il principio e la fine.

Perche’ deve essere sempre tutto complicato? Sara’ che la semplicita’ ci spaventa a morte, siamo cosi’ abituati a temere, diffidare, a giocare giochi con ruoli che cambiano sempre, che quando ci troviamo davanti qualcosa di semplice siamo portati a scappare per paura? Certo, io sono la prima a sostenere che il gioco e qualche complicazione (che molto spesso esiste soltanto nella nostra mente) mette un po’ di sale alla vita, ma che succede se saltiamo giu’ dal treno e per una volta proviamo a essere semplicemente spontanei? Ma se noi decidiamo di essere spontanei, chi ci garantisce che gli altri lo siano realmente o non sia solo un gioco ancora piu’ sofisticato che noi abbiamo creato e da cui non possiamo piu’ uscire. E’ poi tutti abbiamo degli scheletri nell’armadio che non vogliamo ammettere, allora perche’ non li dovrebbero avere anche gli altri?

La realta’, la realta’ e’ che non si puo’ mai essere completamente sinceri, ci saranno sempre cose non dette, cose non raccontate. Forse se riunissimo le menti di amici e familiari tutte insieme riusciremmo a creare una sola persona con cui siamo stati sempre sinceri, che ci conosca, che sappia tutto di noi, ma questo e’ assolutamente impossibile. Allora quando si e’ realmente sinceri, quando riusciamo veramente a dire tutto senza violare la nostra sfera intima e segreta?

Ieri sera si parlava di Blog, in particolare se si puo’ essere sinceri pubblicando un qualcosa che potenzialmente potrebbero leggere tutti e se quando scriviamo, scriviamo per noi stessi o indirizziamo esplicitamente le nostre parole verso qualcuno. Beh, io so sicuramente perche’ ho iniziato un blog. Prima di tutto ho sempre scritto (ne sono prova i molteplici diari e affini che ho in stanza), trovo lo scrivere un’attivita’ piuttosto rilassante, e poi scrivo di impulso, quando ho qualcosa su cui ragionare o riflettere mi metto davanti alla tastiera e scrivo di getto (e il risultato contorto si vede…). Secondo, l’idea e’ venuta al “francese” (e non so perche’!) in un periodo in cui io ero aperta a qualsiasi attivita’ pur di distrarmi. Terzo, era fondamentale per me il bisogno di uno sfogo pubblico, anche se ora a mente fredda, rileggendo quello che avevo scritto, tale sfogo non lo vedo. Certo in alcuni casi c’era molta rabbia, ma la verita’ dello sfogo e’ rimasta sempre in me, e’ stata filtrata dalle parole e dall’istinto, e si e’ conservata e dissolta ugualmente. Innanzitutto, molto spesso, c’e’ il desiderio di poter condividere pensieri e avvenimenti con amici anche lontani, quindi per qualcosa si, e’ vero, e’ come scrivere o raccontare qualcosa ad un amico (o ad un estraneo), e per quanto mi riguarda, chi mi conosce bene sa che non sono una grande parlatrice… Sono piuttosto sintetica ed ermetica, invece mi riesce molto meglio raccontare e seguire i miei pensieri mentre scrivo. Ma per lo piu’, devo ammettere che non e’ puramente condivisione anzi, e’ molto piu’ facile scrivere e raccontare cose quando si e’ da soli, senza lo sguardo dell’ascoltatore, forse si e’ piu’ sinceri, forse i filtri si abbassano… anche se non spariscono. Quindi direi che scrivo piu’ che altro per me, continuo nel processo di autoanalisi che fino ad ora ha dato ottimi risultati. E forse cosi’ anche chi mi conosce poco, potra’ capire qualcosa in piu’, invece di affidarsi ai giudizi sbagliati della gente.

Ed e’ questa un’altra cosa di cui vorrei parlare. Oggi rileggevo cose vecchie, rileggevo soprattutto discorsi sulle opinioni che le persone hanno sempre avuto su di me, e per mio grande stupore ho visto che non sono mai cambiate cosi’ tanto. Ma la cosa che mi ha fatto piu’ sorridere e’ stata pensare che quelle opinioni non le condividevo, non le sentivo mie allora come non le sento e condivido ora. C’e’ sempre stata la persona che scambiava il mio sorriso nel mezzo della gente come sintomo di una persona fondamentalmente felice e allegra, quando invece molto spesso e’ frutto di un’educazione sociale per cui il nascondere a volte e’ necessario. C’e’ sempre stato chi mi ha visto come la bambolina, dolce e educata, da tenere come soprammobile (questa e’ bellissima…), ma la cosa piu’ divertente e’ che c’e’ sempre stato chi ha visto e giudicato me come la str… sfruttatrice (soprattutto di maschietti) che calpesta i sentimenti di tutti a suo piacimento. Dico che questa e’ la piu’ bella perche’ immaginate come sarebbe stata molto piu’ divertente e movimentata e semplice la mia vita se fosse veramente cosi’… Cavolo a volte mi piacerebbe veramente esserlo. Comunque spero sempre che chi si trovi a leggere cio’ che scrivo possa farsi un’opinione un po’ piu’ vicina alla realta’, anche se forse la realta’ non esiste…

Concludo con una poesia di Guido Gozzano che e’ stata un po’ me nel periodo dell’adolescenza e con una frase tratta da un vecchio racconto che mi ha stupito rileggere.

… non amo che le rose che non colsi. Non amo che le rose che potevano essere e non sono state.

Il mio cuore era ormai l’unico rumore della stanza, tanto che penso che anche lui se ne fosse accorto.

venerdì, dicembre 02, 2005

Una citazione dal passato...

Continuo a guardare agli errori del mio passato, sperando non si ripetano in futuro. Sperando che io sia cambiata o quanto meno che abbia imparato. Ma le persone, anche se diventano piu' consapevoli delle proprie azioni, non cambiano e allora e' inutile fare finta con se stessi di essere quello che non si e'.

D: K. sai che dicono delle stelle cadenti?... che non si guardano con gli amici.
K: Beh, di sicuro non si riferivano a noi...

Qualche altra "perla" di saggezza, sempre dalla stessa fonte... cavolo come si puo' essere cosi' ingenui a diciotto anni... e come lo siamo a volte ancora!

"Fifteen minutes of fun, a lifetime of regret."
"I can't just kiss a guy I've had a major crush on my whole life and pretend it doesn't mean anything."
"I'm either going to be number one in your life or I'm not going to be in your life."

lunedì, novembre 28, 2005

Di nuovo qui

Di nuovo qui, trenta centimetri di neve e meno cinque di temperatura, non lo ricordavo, l'inverno scorso ero altrove. Eviterò di passare vicino casa mia, non sono ancora pronta per l'effetto, qualsiasi esso potrà essere. Forse mi farò un giro per i mercatini di Natale che tanto odiavo, ma adesso sono turista e tutto sara' diverso. E' strano come ti leghi anche ad una citta' che hai sempre odiato, e' strano come tutti i ricordi una volta coperti dall'ombra del passato diventino tutti sfumati, acquistano tutti una nota positiva, c'e' malinconia, ma non dolore, bellezza, ma non gioia, freddo, ma non solitudine.
Ieri una persona che mi conosce da poco, mi ha detto una cosa profondamente vera, come se mi conoscesse da sempre: “Tu ti adatti e ti abitui facilmente alle situazioni”, ed e’ strano perché e’ così, e’ sempre stato così. La cosa strana?... beh questa volta ho nostalgia di casa. Tre anni a Trento e mai provata questa sensazione. Chiarisco: non che non avessi nostalgia di casa, ma questa volta la sensazione e' diversa, prende allo stomaco... si e' aperto il vaso di pandora.

Emozioni racchiuse nel vaso di pandora. Si e' proprio così, detto da una persona ansiosa che ci ha messo tanto ad imparare a controllare e a ridimensionare le proprie emozioni, ora non so cosa sia meglio. Sicuramente sul lavoro la cosa più efficace e' saper gestire le emozioni. Ultimamente devo ammettere di essermi sentita molto fiera (e come ultimamente intendo nell'ultimo anno). Ero riuscita a controllare lo stress dovuto dal lavoro, sono riuscita a parlare in una delle conferenze piu' importanti nel mio settore con solo un minimo di ansia (si un po' c'era ancora) e senza la mia solita iper-preparazione e ho raggiunto buoni risultati anche senza essere sotto pressione. Il rovescio della medaglia
... Credo che il perdere le emozioni negative abbia in un certo senso bloccato anche le positive. Non so descrivere la sensazione, ma chi ha mai fatto uso di psicofarmaci forse mi puo' capire (non che io ne faccia uso, solo quando devo volare); ti rendi conto razionalmente di quello che succede, sai che forse in quella situazione avresti paura o proveresti gioia, ma non senti niente, nulla ti fa' paura, nulla ti stressa, nulla ti rende felice. E allora cerchi gioia nell'estremo, ma nemmeno quello funziona. Allora, allora qual e' il prezzo che si deve pagare al fine di avere una vita serena? Non e' forse meglio a questo punto aprire il vaso di pandora, fare uscire tutto, nel bene e nel male? Devo ammettere che il vaso non l’ho aperto io, non credo che avrei mai potuto farlo in maniera razionale, ma qualcuno lo ha fatto, molto probabilmente senza rendersene conto, molto probabilmente senza sapere delle possibili conseguenze. E mi ha dato uno stato di serenità, che però non e' assenza di emozioni, anzi e' l'insieme di tutte... rovescio della medaglia, oggi ho fatto un piccolo intervento ad un workshop, una ventina di persone in tutto, cinque minuti in totale... ma ero nervosissima.

martedì, novembre 22, 2005

Senso di colpa endemico

Come sempre, quasi tutti i miei post nascono dopo aver fatto qualche conversazione piacevole e interessante con qualcuno, ed anche stavolta e' stato cosi'. A volte troviamo degli amici o "conoscenti", a seconda delle opinioni o dei casi, con cui ci rapportiamo cosi' bene quasi da rivedere una parte di noi stessi nell'animo dell'altro. Cosi', questa volta, voglio parlare del senso di colpa, ma non del senso di colpa che nasce (o a volte dovrebbe nascere, ma non lo fa') al seguito di una azione sbagliata, ma di quel senso di colpa, quella sensazione quasi di dovere verso il prossimo, che in alcuni casi, alcune persone, si portano dietro dalla nascita, quasi come se il peccato originale fosse sempre stato presente sulle nostre coscienze.

Ora io caratterialmente sono un'iperansiosa, questa e' una cosa che purtroppo si tramanda inevitabilmente in tutto il ramo femmilile del casato, anche se, devo dire, che negli ultimi anni ho imparato a gestire ansia e stress in maniera piuttosto efficiente. E' come se avessi imparato ad essere menefreghista ed indifferente come metodo di autoprotezione. Quando la tua ansia inizia a distruggerti dal di dentro a crearti danni fisici e ulcere e' come se ci fosse un meccanismo di autoprotezione che, pur di salvarti, ti fa' diventare qualcosa che non sei e che disolito disprezzi negli altri.

Cmq, anche io sono affetta dal senso di colpa endemico, molto spesso faccio cose che non vorrei fare o che non ho il tempo di fare solo per cercare di placarlo per un po'. Mi viene in mente questa cosa proprio oggi perche' ho acconsentito a fare il lavoro di un'altra persona (il mio capo, e piu' che acconsentito direi quasi che mi sono offerta volontariamente) pur di placare tale senso. Solo che questa volta il mio senso di colpa nasceva dal fatto che negli ultimi mesi ho lavorato poco. Ora va beh, che si potrebbe semplicemente dire che se lavoro poco l'unica persona a rimetterci realmente sono io, ma la realta' dei fatti e' che io non mi sento in colpa verso me stessa, ma verso gli altri. E' come se pensassi che la mia inettitudine ultimamente possa far calare la fiducia che i miei collaboratori hanno verso di me... e questo mi fa star male.

Sull'onda dell'autoanalisi potrei quasi dire che uno dei miei primi ricordi di infanzia e' stesso legato al senso di colpa. Ero piccola, molto piccola e come al solito stavo litigando con mia madre. Io sono sempre stata piuttosto vivace e insopportabile e mia madre e' una santa donna dalla pazienza e dal perdono infiniti. In ogni caso quando lei era giovane e io infante, lei soffriva di svenimenti (io ovviamente questo non lo potevo capire allora), e mi ricordo appunto che durante uno dei nostri soliti litigi lei svenne... Per me era come se fosse morta, io ero sola in casa e non sapevo che fare, mi misi a piangere ed ad urlare che se fosse tornata in vita io non sarei stata piu' cattiva e monella... il senso di colpa per aver ammazzato mia madre mi aveva letteralmente sconvolto...

Una teoria sociologica usa il termine "autodiretto" per indicare il senso di colpa che nasce dalla differenza esistente fra un'immagine ideale di sé e l'immagine che si percepisce concretamente. Il senso di colpa nascerebbe cioè dal "non essere all'altezza" e troverebbe terreno fertile in una personalità fortemente autocritica. Beh si, in realta' fortemente autocritica lo sono sempre stata.

Sembra che la colpa di tutto il mondo si riunisca per rendere colpevole l'individuo oppure (ciò che vuol dire lo stesso) ch'egli, diventando colpevole, si senta reo della colpa di tutto il mondo.
S. Kierkegaard

domenica, novembre 20, 2005

Mi potete anche chiamare Grimilde… ma oggi c’e’ il sole!

Avete mai notato com’e’ piu’ facile scrivere quando si e’ tristi e giu’ di morale. I pensieri volano a mille e sono tanti e contorti, il pessimismo ci fa’ da tela bianca su cui scorre veloce il pennello della malinconia e della mancanza di ragione. Tutti amano gli scrittori tormentati e passionali, se non c’e’ un dramma, un evento catastrofico che cambia irrimediabilmente la vita dei personaggi e li porta all’autodistruzione, il libro non ci interessa, ci annoia. Non solo, anche la comicita’ nasce sempre da una qualche mancanza o carenza, o quando ci accorgiamo che la nostra vita sembra scritta da un commediografo ALCOOLISTA. Insomma, la felicita’ infondo ci annoia quando la leggiamo perche’ pensiamo non ci appartenga.

Allora questo post noioso lo devo scrivere per me, perche’ non si ha una visione completa di qualcosa se non si guarda da ogni singolo lato, non si descrive da ogni aspetto. Ebbene si’, stamattina se mi dovessi descrivere sarei sicuramente un libro illustrato per bambine. Il sole e’ freddo, ma mi riscalda, gli uccellini cinguettano e il mio umore e’ una favola. Uh, mamma mia, gia’ sono noiosa, ma non e’ questo il bello di essere estremamente lunatici, devi passare giornate di m… senza nessun motivo, per poi passare a quelle che sono fantastiche per la stessa ragione… cioe’ nessuna! Sto imparando a dare spazio nella mia vita alle persone e a non fermarmi ai primi giudizi e a non ascoltare le opinioni che non siano le mie. Qualcuno mi puo’ anche chiamare Grimilde, ma l’unica opinione che conta veramente per me e’ quella delle persone che mi hanno dato la possibilita’ di farmi conoscere, nel tempo, negli anni e a cui io ho ricambiato tale possibilita’. Tutto il resto in questo momento mi fa’ solo morire dalle risate… perche’ c’e’ il sole.

p.s. A proposito di Grimilde, c’e’ questo commento online alla favola di Biancaneve che vale realmente la pena di leggere.

venerdì, novembre 18, 2005

The return of the space cowboy

Libera traduzione...

Ogni cosa e' buona, e marrone (ehm... la seconda non la condivido troppo)
Sono dinuovo qui (non e' passato poi tanto!)
Con un sorriso solare sul mio volto (si si!)
I miei amici sono a portata di mano (o a portata di msn)
E tutte le mie inibizioni
Sono sparite senza lasciare traccia (beh, non esageriamo ora!)
Sono felice di aver trovato
Qualcuno su cui contare (e lo sapete bene)

Questo e' il ritorno dello space cowboy
zona interplanetaria dalle buoni vibrazioni (non credo che sia proprio cosi', cmq)
At the speed of cheeba (ma che cazzo vuol dire cheeba?)
Tu e io andiamo piu' in profondita' (un tu generico, ovviamente...)
Forse devo solo "get high" (non traduco, ma e' palese...)
Per farcela

Ogni cosa e' buona, e verde (gia' condivido di piu')
Sono rossa di nuovo (di nome e di fatto?)
E non credo che precipitero' (nessun viaggio in vista... :P)
Lo posso vedere chiaramente, cosi' alto nel cielo
Un uomo con cornici psichedeliche (anche di questa mi manca il senso...)
Lui e' contento di aver trovato
Qualcuno su cui contare

venerdì, novembre 11, 2005

Sospensione a tempo indeterminato

Ebbene si, annuncio agli avventori di questo blog, sporadici e non, che per un po’ di tempo ho intenzione di non scrivere piu’ niente. Nemmeno piu’ una poesia Zen, un testo di canzone malinconica o una citazione da un film che amo, niente piu’. Cerchero’ di concentrare tutte le mie velleità da scrittrice di blog cercando di scrivere questa cavolo di tesi che non riesco a buttar giu’. Dico a tempo indeterminato perche’ non so’ quando saro’ in grado di scrivere di nuovo. Avevo iniziato il blog con l’intenzione di non fare la solita epopea da adolescente e semmai raccontare di vita e di idee, ma in questo momento come direbbero gli americani “my life sucks” e le uniche idee che ho in testa sono piuttosto tristi e confuse. Lo so che si potrebbe obiettare che tutti i miei post sono piuttosto confusi e a volte anche tristi, ma c’era sempre uno stimolo, a volte anche rabbia. Ora di stimoli ne ho pochi per non dire nessuno) e la rabbia e’ andata via, quindi stavolta i pensieri me li tengo per me almeno fino a quando non mi saro’ chiarita un po’ di cose, o fino a quando non ci sara’ qualcosa di interessante da raccontare (e dire che io mi vanto di aver avuto una vita e una serie di esperienze piuttosto intense), o fino a quando non ci sara’ un nuovo stimolo a guidarmi. Si, perche’ io senza stimoli proprio non funziono, tutto quello che ho fatto nella mia vita si puo’ dire essere sempre stato guidato o motivato da uno stimolo forte. Tutto il resto, cio’ che non aveva stimoli alla base, e’ rimasto tra le cose che ho iniziato e mai portato a termine. In questi ultimi anni ho visto molti dei miei obiettivi e sogni realizzati, ma anche molti andati in frantumi (sono sempre stata una donna dalle mille aspettative e fantasie) ed ora che non so sogni e fantasie devo cercarne di nuovi, mi devo inventare daccapo. Beh, credo che questo sia tutto per ora, spero di ritornare a scrivere presto, ma piu’ per me che per i miei tre lettori, perche’ cio’ vorra’ dire che sono di nuovo in piedi e che non dovro’ comportarmi come Orlando Bloom in “Elisabethtown”…sto bene… sto bene… sto bene.

Vi lascio con una frase appena citatami via msn dal mio caro amico Ziro (che mentre qui sono le due di notte lui e’ a Honolulu a godersi il sole…)

chi ha subito un danno è una persona pericolosa
perchè sa di poter sopravvivere

giovedì, novembre 03, 2005

Devil May Care - DIANA KRALL

No cares for me
I'm happy as I can be
I learn to love and to live
Devil may care

No cares and woes
Whatever comes later goes
That's how I'll take and I'll give
Devil may care

When the day is through, I suffer no regrets
I know that he who frets, loses the night
For only a fool, thinks he can hold back the dawn
He was wise to never tries to revise what's past and gone

Live love today, love come tomorrow or May
Don't even stop for a sigh, it doesn't help if you cry
That's how I live and I'll die
Devil may care

mercoledì, novembre 02, 2005

Rebound, Remake, Everything all over again?

Tutto e’ stato sempre visto dal di fuori, dalla parte delle ragazza fidanzata che vede le sue amiche single, un po’ le invidia e un po’ le compatisce. Non si spiega come mai ragazze brillanti e carine possano essere cosi’ angosciate da non avere quasi piu’ voglia di uscire e di confrontarsi col mondo esterno, per poi cadere innamorate immediatamente dopo del primo uomo che dimostri un vago interesse nei loro confronti, del primo uomo che si distacca di poco dalla pletora degli uomini comuni. Io ora mi chiedo, sara’ veramente cosi’ stressante avere a che fare con uomini sbagliati e pessimi, dover riaffrontare tutto il circuito di appuntamenti, conoscenze, relazioni, che poi puntualmente finiscono in una perdita di energie e tempo, cioe’ siamo cosi’ stressate da tutto questo che decidiamo di starcene a casa e lasciar stare o prima o poi la soglia dell’innamoramento si abbassa al compromesso estremo?

Un amico, un paio di giorni fa, mi ha scritto che si chiedeva come mai riusciva sempre a rovinare qualsiasi relazione in cui si imbattesse e che in ogni caso era speranzoso perche’ aveva la capacita’ di innamorarsi ogni sera. Ora a parte il fatto che lui e’ fortunato in quanto vivendo in una nuova citta’ ha la possibilita’ di incontrare nuove persone, cosa che a Caserta citta’ piccola e piuttosto provinciale e’ praticamente impossibile, credo che il fatto di avere l’infatuazione facile sia una cosa comune al genere umano. Si incontrano persone carine, socievoli e attraenti (apparentemente), ci si flirta per una serata, poi ci si pongono aspettative, ma alla luce del giorno tutto e’ diverso, gli sforzi sono inutili se non c’e’ un sentimento vero e quello che vorremmo ritrovare immediatamente e’ l’intimita’ e la sicurezza, che invece non si ottengono cosi’ facilmente. Cosi’ decidiamo che era solo un flirt e andiamo avanti. Questo credo che sia il retaggio piu’ pesante che ti lascia una storia d’amore duratura (ma in fondo la durata non conta, e’ sempre una questione di intensita’), ricordi l’intimita’, ricordi la sicurezza e il conforto che ti dava un abbraccio, ed e’ quello che rivorresti subito, ma che non puoi ottenere a meno che non ti illudi e fingi. E allora a volte nella tua vita ricapitano quelle persone che la sicurezza ed il conforto e la passione te l’avevano gia’ data, e tu rivedi negli, sguardi nelle parole e nei gesti familiari quello che tu credevi andassi cercando, ma nemmeno quello funziona un gran che’. Se le storie finiscono ci sara’ stato un motivo, le coppie che si rincontrano dopo tanti anni, si riscoprono innamorate e vivono insieme per sempre felici e contenti sono solo parte del retaggio mitologico urbano, storie fatte par dare speranza ai single infelici. Allora non solo niente re-runs con persone gia’ frequentate, ma secondo me non e’ possibile nemmeno con persone che conosci da troppo tempo. Sono sempre stata a favore del colpo di fulmine, dell’attimo iniziale in cui una cosa o succede o viene persa per sempre. Ma forse sta proprio qui il mio errore e la mia mancanza di maturita’? Quando un remake ha senso?

lunedì, ottobre 31, 2005

Happy Halloween!

Buon Halloween a tutti! Siamo in vena di nostalgie? Beh, direi proprio di si. Lo so che ho rotto ampiamente le palle con questa storia, ma lo scorso inverno oltre ad aver mutato la mia vita completamente sotto molteplici aspetti, mi ha lasciato una serie di ricordi indelebili.
Ricordo i bambini vestiti andare in giro per la citta' divertiti e bussare alle porte in cerca di caramelle, la citta' diviene un immenso parco giochi in cui scorrazzare felici e liberi. Le case di periferia tutte addobbate con luci, maschere e festoni come se fossero tutte case delle streghe, e loro liberi, felici e soli in giro. Non credo che in Italia nessuno manderebbe mai bambini tanto piccoli in giro da soli, eppure la', posto notoriamente piu' pericoloso, forse piu' per mistificazione che per dato di fatto, loro sono liberi. E' come se ci fosse una netta separazione tra il bene e il male. Ci sono quartieri in cui le violenze domestiche e le sparatorie sono all'ordine del giorno e posti in cui si lascia la porta di casa aperta... certo che per un bambino deve essere realmente divertente vivere nel mondo delle contraddizioni e dell'incoerenza assoluta.

Ricordo la festa organizzata dal mio ufficio a casa del mio capo... ragazzi e che casa! Era questa enorme villa sul lago. E quando dico sul lago intendo realmente sul lago, infatti sul l'altro lato della casa c'era una enorme balconata in legno, tipo palafitta sull'acqua. Signori comunque una casa realmente da sogno. Mi ricordo che mi offrirono vino trentino, che io ovviamente inorridita rifiutai optando per uno locale. Naturalmente lo so che il vino trentino sarebbe stato molto piu' buono, ma che c....

Ricordo poi la nottata passata in giro per i locali del centro, anche noi vestiti o "travestiti". Con noi c'era Tony Manero, una ballerina di charleston, uno Jedy, una strega (quella in ogni halloween che si rispetti non manca mai) ed io cheerleader di High School. E poi, e poi l'after fatto a casa di un amico a giocare a indian poker, un gioco di cui tuttora non ho capito le regole (anche se credo che in realta' non esistano nemmeno), il cui unico scopo era quello di continuare a bere per ammazzarci definitivamente. Ed e' forse questo che mi manca, forse era perche' avevo tutti amici piu' giovani, forse perche' la mentalita' e' diversa, ma le sere spensierate, senza pretese, con gli amici a fare cazzate molto poco impegnative, beh mi hanno fatto rinascere.